Passi concreti dall'Europa per la riforma sui mutui.
Il Centro Studi Immobiliare del Gruppo Italcase ci informa a gran voce che, dall`Unione Europea, giungono notizie positive per il mercato immobiliare.
Il Parlamento Ue ha accolto gli emendamenti proposti dall’Abi (Associazione bancaria italiana) relativi al capitale richiesto alle banche per mutui e prestiti da cessione del quinto dello stipendio o della pensione.
Per il momento la riforma è a livello di bozza, ma le indicazioni che emergono sono chiare: nel nuovo regolamento sui requisiti patrimoniali (noto con l’acronimo Crr), la ponderazione sui mutui è stata portata dal 35 al 20% per i finanziamenti con loan-to-value inferiori al 75%.
Dunque, se l’aula approverà questa versione, le banche dovranno fare i conti con un minore assorbimento di capitale per i mutui meno rischiosi. Lo stesso vale i finanziamenti derivanti dalla cessione del quinto di stipendio o della pensione: la ponderazione è stata abbassata dal 75 al 35%.
Il Centro Studi Immobiliare del Gruppo Italcase ci spiega le conseguenze.
Questa decisione, se confermata, dovrebbe spingere gli istituti di credito ad accelerare sulla concessione dei mutui, riattivando un trend positivo che negli ultimi tempi dopo, una lunga corsa si è interrotto, per il venir meno della spinta dal segmento delle surroghe. Infatti a ottobre, l’analisi delle interrogazioni sul Sistema di Informazioni Creditizie gestito da Crif, rileva un calo del 20,4% nel confronto annuo, spiegato dagli analisti con il crollo dei mutui di sostituzione. In sostanza, chi doveva cambiare, lo ha già fatto in passato.
Al contempo va però salutata positivamente la crescita dell’importo medio richiesto (arrivato a 125.449 euro) a indicare il fatto che le famiglie italiane sono più ottimiste sul futuro.
Tornando a Bruxelles, l’iter ora prevede una fase in cui il Parlamento Ue raffinerà la sua proposta in vista della la fase di negoziazione tra Parlamento, Commissione e Consiglio Ue, che dovrebbe terminare entro il terzo trimestre del prossimo anno.
A quel punto le nuove regole entrerebbero in vigore dai bilanci 2019, ma se le trattative andranno per il meglio gli istituti si muoveranno in anticipo, considerato la lunga durata dei mutui, e quindi la possibilità di aggiustare negli anni i calcoli per i contratti già in corso.
Il Parlamento Ue ha accolto gli emendamenti proposti dall’Abi (Associazione bancaria italiana) relativi al capitale richiesto alle banche per mutui e prestiti da cessione del quinto dello stipendio o della pensione.
Per il momento la riforma è a livello di bozza, ma le indicazioni che emergono sono chiare: nel nuovo regolamento sui requisiti patrimoniali (noto con l’acronimo Crr), la ponderazione sui mutui è stata portata dal 35 al 20% per i finanziamenti con loan-to-value inferiori al 75%.
Dunque, se l’aula approverà questa versione, le banche dovranno fare i conti con un minore assorbimento di capitale per i mutui meno rischiosi. Lo stesso vale i finanziamenti derivanti dalla cessione del quinto di stipendio o della pensione: la ponderazione è stata abbassata dal 75 al 35%.
Il Centro Studi Immobiliare del Gruppo Italcase ci spiega le conseguenze.
Questa decisione, se confermata, dovrebbe spingere gli istituti di credito ad accelerare sulla concessione dei mutui, riattivando un trend positivo che negli ultimi tempi dopo, una lunga corsa si è interrotto, per il venir meno della spinta dal segmento delle surroghe. Infatti a ottobre, l’analisi delle interrogazioni sul Sistema di Informazioni Creditizie gestito da Crif, rileva un calo del 20,4% nel confronto annuo, spiegato dagli analisti con il crollo dei mutui di sostituzione. In sostanza, chi doveva cambiare, lo ha già fatto in passato.
Al contempo va però salutata positivamente la crescita dell’importo medio richiesto (arrivato a 125.449 euro) a indicare il fatto che le famiglie italiane sono più ottimiste sul futuro.
Tornando a Bruxelles, l’iter ora prevede una fase in cui il Parlamento Ue raffinerà la sua proposta in vista della la fase di negoziazione tra Parlamento, Commissione e Consiglio Ue, che dovrebbe terminare entro il terzo trimestre del prossimo anno.
A quel punto le nuove regole entrerebbero in vigore dai bilanci 2019, ma se le trattative andranno per il meglio gli istituti si muoveranno in anticipo, considerato la lunga durata dei mutui, e quindi la possibilità di aggiustare negli anni i calcoli per i contratti già in corso.