Quando scatta l accertamento fiscale a seguito dell acquisto dell abitazione.
Una lettera per (quasi) ogni casa. Chi è fra gli oltre 600mila italiani che nel 2009 ha comprato un'abitazione, e non ha dichiarato per lo stesso anno un reddito in grado di "giustificare" l'acquisto, è con un alto tasso di probabilità tra i destinatari delle comunicazioni con cui le Entrate avvisano dello scostamento fra reddito e spese sostenute (si veda «Il Sole 24 Ore» di ieri e di mercoledì). Il mutuo, che in 242mila casi (circa il 40% del totale) ha accompagnato l'acquisto, potrebbe averlo escluso dalla platea, ma spesso il finanziamento bancario non è sufficiente.
Le testimonianze dei lettori e degli ascoltatori di Radio 24 (la puntata di ieri di «Salvadanaio», riascoltabile su www.radio24.it, è stata dedicata al tema) convergono nel confermare la centralità della «questione-casa» fra i destinatari delle comunicazioni dell'Agenzia. È l'effetto del meccanismo che guida questo antipasto del nuovo redditometro, e che considera in modo automatico le entrate e le uscite annue dal bilancio familiare senza allargare il campo alla "storia" del contribuente. Gli acquisti che per loro natura comportano il ricorso a risparmi, di conseguenza, finiscono facilmente nel mirino. Il mutuo, o la vendita dell'immobile contestuale all'acquisto della nuova casa, possono aiutare, ma non sempre. Per esempio: un contribuente con un reddito da 50mila euro compra una casa da 250mila, e vende un immobile (o stipula un mutuo) per 150mila euro. Rimangono da giustificare altri 50mila euro, oltre al fatto che con il reddito il contribuente effettua anche altre spese "sensibili", per esempio per un'assicurazione o per contributi previdenziali. A far tornare i conti, bastano i risparmi degli anni precedenti, che però sfuggono all'occhio del sistema che ha inviato le comunicazioni.
Per questa ragione l'operazione di «compliance» ha finito per colpire ad ampio raggio, e a inviare qualche centinaio di migliaia di lettere (l'Agenzia preferisce non fornire il numero preciso) destinate anche a giovani con redditi discontinui o contribuenti minimi. Lo stesso automatismo scatta per tutti gli acquisti significativi, come un'auto di un certo livello o un'imbarcazione, che alzano la soglia delle spese e facilitano gli scostamenti, con l'eccezione di chi dichiara redditi tali da contenere ogni spesa di questo tipo.
L'agenzia delle Entrate, in realtà, nell'intreccio delle banche dati (si veda il grafico qui sopra) ha tutte le possibilità per verificare il ricorso ai risparmi, oppure all'aiuto (frequente) dei famigliari, senza chiederne conto al contribuente: il meccanismo, però, non ha attivato questi passaggi, per esempio attraverso l'anagrafe dei conti, sulla base del fatto che un'attività di questo tipo rimanderebbe più all'accertamento vero e proprio. La lettera giunta nei giorni scorsi, nelle intenzioni dell'amministrazione, nasce invece per spingere all'adeguamento spontaneo chi ha nascosto redditi, e si dovrebbe tradurre in accertamenti solo nei casi di scostamenti forti tra entrate e uscite. A quel punto, toccherà al contribuente giustificare la propria posizione.
Fonte: Il Sole 24Ore
Le testimonianze dei lettori e degli ascoltatori di Radio 24 (la puntata di ieri di «Salvadanaio», riascoltabile su www.radio24.it, è stata dedicata al tema) convergono nel confermare la centralità della «questione-casa» fra i destinatari delle comunicazioni dell'Agenzia. È l'effetto del meccanismo che guida questo antipasto del nuovo redditometro, e che considera in modo automatico le entrate e le uscite annue dal bilancio familiare senza allargare il campo alla "storia" del contribuente. Gli acquisti che per loro natura comportano il ricorso a risparmi, di conseguenza, finiscono facilmente nel mirino. Il mutuo, o la vendita dell'immobile contestuale all'acquisto della nuova casa, possono aiutare, ma non sempre. Per esempio: un contribuente con un reddito da 50mila euro compra una casa da 250mila, e vende un immobile (o stipula un mutuo) per 150mila euro. Rimangono da giustificare altri 50mila euro, oltre al fatto che con il reddito il contribuente effettua anche altre spese "sensibili", per esempio per un'assicurazione o per contributi previdenziali. A far tornare i conti, bastano i risparmi degli anni precedenti, che però sfuggono all'occhio del sistema che ha inviato le comunicazioni.
Per questa ragione l'operazione di «compliance» ha finito per colpire ad ampio raggio, e a inviare qualche centinaio di migliaia di lettere (l'Agenzia preferisce non fornire il numero preciso) destinate anche a giovani con redditi discontinui o contribuenti minimi. Lo stesso automatismo scatta per tutti gli acquisti significativi, come un'auto di un certo livello o un'imbarcazione, che alzano la soglia delle spese e facilitano gli scostamenti, con l'eccezione di chi dichiara redditi tali da contenere ogni spesa di questo tipo.
L'agenzia delle Entrate, in realtà, nell'intreccio delle banche dati (si veda il grafico qui sopra) ha tutte le possibilità per verificare il ricorso ai risparmi, oppure all'aiuto (frequente) dei famigliari, senza chiederne conto al contribuente: il meccanismo, però, non ha attivato questi passaggi, per esempio attraverso l'anagrafe dei conti, sulla base del fatto che un'attività di questo tipo rimanderebbe più all'accertamento vero e proprio. La lettera giunta nei giorni scorsi, nelle intenzioni dell'amministrazione, nasce invece per spingere all'adeguamento spontaneo chi ha nascosto redditi, e si dovrebbe tradurre in accertamenti solo nei casi di scostamenti forti tra entrate e uscite. A quel punto, toccherà al contribuente giustificare la propria posizione.
Fonte: Il Sole 24Ore